Curare i bambini delle baraccopoli di Nairobi

A Nairobi circa il 65% della popolazione vive in baraccopoli totalmente prive di infrastrutture.

La promiscuità, l’assenza di acquedotti e fognature e le condizioni igieniche complessive espongono la popolazione delle baraccopoli a importanti rischi sanitari. A causa di radicati pregiudizi culturali spesso le malattie vengono tenute nascoste. L’accesso alle terapie per chi abita nelle baraccopoli è estremamente limitato, per non dire impossibile.

Un progetto nato all’interno del Dipartimento di scienza della salute, Polo universitario San Paolo (ASST Santi Paolo e Carlo) dal 2016 porta nelle baraccopoli di Nairobi cure di ottimo livello attraverso un poliambulatorio specialistico edificato a Nairobi, dotato di attrezzature moderne e gestito da medici, tecnici e studenti dell’Università di Milano in stretta e continuativa collaborazione con medici e personale sanitario locale.

Negli anni, migliaia di persone, in particolare bambini, che molto difficilmente avrebbero avuto accesso a strutture sanitarie hanno ricevuto cure in campo neurologico e otorinolaringoiatrico grazie a questo progetto, coordinato dall’Università di Milano in collaborazione con tre ONG, con cui l’Università ha stretto una convenzione.

Il progetto è svolto in collaborazione con il Ruaraka Uhai Neema Hospital di Nairobi, sostenuto dalla Ong Amici del Mondo-World Friends. Il poliambulatorio, costituito da una palazzina con quattro nuovi locali dedicati, sorge all’interno del complesso.

Il progetto è coordinato da Maria Paola Canevini, docente di neuropsichiatria infantile, e Giovanni Felisati, docente di otorinolaringoiatria e direttore della scuola di specializzazione del San Paolo, e si avvale di una équipe di otorini e neurologi/neuropsichiatri infantili dell’Università di Milano, sostenuti dalle Onlus Sentire e Crescere e San Valentino

Uno degli aspetti metodologici fondamentali del progetto è la stretta collaborazione con il personale sanitario locale, in modo da formare clinical officiers (una sorta di infermieri molto specializzati che operano in campo sanitario in Kenia), specialisti e infermieri e creare un’attività in grado di proseguire anche autonomamente.


L’attività di cura è svolta il più possibile in collaborazione tra personale dell’Università e il personale locale, in modo da trasferire competenze ai colleghi che lavorano sul posto e moltiplicare l’effetto dell’impegno a favore dei più deboli. Grazie a questo l’attività può continuare anche quando i partecipanti al progetto di Milano non sono presenti a Nairobi. La responsabilità di un ambulatorio settimanale di otorinolaringoiatria, per esempio, è stata affidata a un medico locale.

I partecipanti italiani al progetto si recano sul posto un paio di volte all’anno per sostenere gli operatori locali, svolgendo formazione anche tecnica: il medico locale raccoglie una serie di casi più complicati in cui saranno i medici italiani a effettuare gli interventi chirurgici necessari.

La pandemia di Covid ha interrotto per un lungo periodo le visite dall’Italia, ma   ̶   a riprova del buon livello di autonomia locale raggiunto   ̶   il laboratorio ha continuato a funzionare anche durante tutto questo tempo e il medico locale ha effettuato non solo visite, ma anche interventi chirurgici su alcuni bambini. I rapporti con l’Università di Milano sono sostenuti anche attraverso la telemedicina, grazie ad apparecchiature che consentono l’invio di video e l’effettuazione di teleconsulti.

Il poliambulatorio è stato dotato di una apparecchiatura per elettroencefalografia identica a quelle utilizzate al presidio San Paolo a Milano. Su questa apparecchiatura si fa formazione per tecnici e infermieri del Neema Hospital durante alcune missioni dall’Italia, con invio di tecnici italiani di elettrofisiologia e di studenti del corso di laurea relativo. Durante le missioni, i medici, senior e specializzandi, svolgono attività clinica e di screening, anche nelle baraccopoli, fornendo un supporto medico, ma anche favorendo la formazione di personale locale. L’apparecchiatura consente l’invio in rete di tutti i dati riguardanti gli elettroencefalogrammi, consentendone la lettura offline da Milano.

Un’importanze fondamentale nel progetto è data all’insegnamento rivolto a infermieri e medici che lavorano sul posto, sia attraverso l’attività pratica sia tramite corsi di formazione rivolti al personale sanitario locale. Presso il Ruaraka Uhai Neema Hospital sono stati erogati nel corso del progetto 382 corsi di formazione.


“I risultati del progetto sono su più ambiti: dal punto di vista del territorio dove si è tenuta l’attività, sono sorti nuovi ambulatori che si sono occupati di curare migliaia di persone in condizioni di deprivazione profonda, che con ogni probabilità al di fuori del progetto non avrebbero ricevuto cure; l’aspetto particolarmente importante è che l’attività si svolge anche in maniera autonoma, gestita da parte di personale locale, che da questo progetto ha tratto un’importante formazione, imparando a utilizzare nuovi strumenti e nuove tecniche di diagnosi e cura.” Giovanni Felisati

“I due aspetti più importanti sono da una parte l’essere riusciti a creare una struttura in grado di durare e continuare a funzionare nel tempo  ̶  nonostante le enormi difficoltà aggiuntive legate alla pandemia di Covid  ̶  dall’altra l’esperienza offerta a studenti e specializzandi, oltreché tecnici e medici del San Paolo, che collaborando sul campo sviluppano un rapporto del tutto speciale tra loro e si confrontano con aspetti della società del tutto diversi da quelli cui sono abituati a confrontarsi, soprattutto sul fronte delle diseguaglianze.” Maria Paola Canavini

Se vuoi saperne di più sul progetto di poliambulatorio portato a termine dal Polo universitario San Paolo puoi leggere il capitolo “Un poliambulatorio per curare la popolazione infantile delle baraccopoli di Nairobi”, nel volume Sostenibilità, diritti, innovazione sociale, a cura di Luca Carra, Natalia Milazzo, Sergio Cima, Massimo Bianchi e Marco Mori, Milano University Press, 2022. Disponibile gratuitamente sul sito di University Press